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...::: Motta Filocastro - I Basiliani

MOTTA FILOCASTRO - I BASILIANI E FRATE LUDOVICO - IL MONASTERO BASILIANO DI SAN GIOVANNI

Nelle campagne a nord-est del paese, in località « Braghò », immersi in una fitta vegetazione, vi sono i resti del convento di San Giovanni, edificato dai monaci Basiliani intorno al XI secolo. Più sotto esiste tuttora una grotta scavata in un grosso macigno, che probabilmente è stata l'abitazione del primo monaco, vissuto da eremita due secoli prima.
La zona dove si trovano i ruderi è chiusa a destra dalla pendice interna del monte Poro, che degrada dol¬cemente sino alle pianure di Limbadi, e a sinistra dal monte Santa Croce; di prospetto lo sguardo può spaziare fino alla Sicilia e alle isole Eolie. Un torrente scende nel burrone che si sprofonda poco lontano dai ruderi.
Per spiegare l'origine della migrazione dei monaci dall'Oriente e dalla Grecia verso il Meridione d'Italia dobbiamo ritornare indietro nel tempo. Quando nel VII secolo gli Arabi invasero la Siria e l'Egitto, folte schiere di profughi presero la via della Sicilia. In seguito, a causa delle persecuzioni iconoclaste di Leone III l'Isaurico (717-741) e del figlio Costantino V Copronimo, e all'oc¬cupazione della Sicilia da parte degli Arabi (831), la Calabria divenne il rifugio naturale non solo delle superstiti forze bizantine, ma sopratutto di monaci e coloni siculi. Successivamente, con l'arrivo dei Normanni, favorevoli per motivi politici alla diffusione dell'elemento greco, gli eremiti, sparsi ovunque nel meridione, si organizzarono e costruirono i loro conventi.
Le rovine dell'impianto del Convento di San Giovanni evidenziano grosse e fortificate mura realizzate con pezzi di pietra calcarea e mattoni d'argilla, materiale assai abbondante nella zona.
La disposizione delle strutture fa pensare che gli ambienti dove vivevano i monaci fossero separati: vi erano i luoghi della preghiera e i luoghi per il lavoro; poco distante una zona serviva alla sepoltura dei morti.
I religiosi non si limitarono a diffondere la cultura ellenica, ma istruirono e aiutarono i contadini che vivevano vicino nei lavori dei campi e nelParginare i torrenti che nell'inverno danneggiavano le colture.
Introdussero fra la gente il culto per i Santi Cosma e Damiano.
Nel XIV secolo visse e dimorò nel convento lo studioso Conversano da Ravenna, discepolo del Petrarca, venuto da queste parti ad imparare bene la lingua di Omero.
Fu questo un periodo ricco di studio e di lavoro.


Con il passare dei secoli, la molteplicità dei monasteri basiliani in Calabria, l'introduzione di altri ordini latini e una notevole decadenza morale che serpeggiava in tutti i conventi, spensero progressivamente l'antico splendore.
II Papa Niccolo V di Sarzana nel 1447, nel tentativo di sollevare il benemerito ordine, il solo che poteva tenere florido lo studio della lingua greca, inviò in Calbria per disciplinare la vita monastica il Cardinale Bessarione, soprannominato Niceno, che nel Concilio di Firenze tanto si era applicato alla desiderata unione dei Greci con i Latini.
Successivamente ordinò la restituzione, con le rispettive rendite, di alcuni tra i monasteri che il suo predecessore Felice V aveva assegnato alla chiesa di Mileto.
Alla predetta Diocesi rimasero i conventi: di San Giovanni di Motta Filocastro, di Arena, di San Costantino, di Monteleone o Vena, di Serrata, di Sant'Opolo presso San Calogero e di Capistrano.
Quest'ultimo provvedimento, tendente a ridurre gli impianti religiosi e a concentrare l'attenzione sui pochi rimasti, ritardò ma non risolse i grossi problemi dei discendenti di San Basilio. Il monastero dì Motta rimase per qualche tempo fiorente e la tradizione dei forti studi si mantenne intatta.
Nel secolo successivo, Filippo II re di Spagna, di Napoli e Sicilia, per assecondare la situazione politica venutasi a creare nel Meridione d'Italia, ordinava la estinzione dell'ordine Basiliano nel suo regno.
Il provvedimento mise fino ad un'epoca durata sei secoli, durante la quale le genti del Meridione, stimolate dai religiosi, progredirono notevolmente nel campo della cultura e del vivere civile, e spalancò un'era che si rivelò favorevole all'impostazione dell'ordinamento latino.
Di recente il Sacerdote Mario Miserino con altri giovani di Motta hanno eseguito degli scavi sul luogo « Madonnella » ed hanno portato alla luce interessanti testimonianze del passato.


CONVENTI E LE CHIESE
A testimonianza di un passato religioso irripetibile, elenchiamo i conventi e le chiese che sono stati costruiti in Motta tra l'XI e il XVIII secolo.
CONVENTO DI SAN GIOVANNI - Località « Braghe ». Edificato dai Monaci Basiliani intorno al secolo XI - Distrutto (capitolo a parte).
CONVENTO FRANCESCANO - SANTA MARIA DELLA NEVE - Località « Cummentu ».
Fu edificato nel 1535 a cura dì Padre Ludovico da Reggio Calabria, ideatore della riforma Cappuccina in tutta la Calabria, predicatore illustre e uomo dì grande fede.
Il Padre era nato nel 1466 da genitori poveri ma onesti; al secolo si chiamò Cristaldo Cumi.
Il 26 maggio 1523 fu eletto Provinciale dell'Ordine a Panaia. Fece diversi miracoli e predisse avvenimenti drammatici che si verificarono puntualmente.
Le persone miracolate furono: Cesare Pignatelli, Francesco Tropea e frate Bernardino da Reggio.
Morì nel Convento dì Motta in fama di Santità il 28 aprile 1537 a 71 anni.
I funerali furono celebrati dal Vescovo di Nicotera Romeo.


Il corpo del Beato fu seppellito sotto l'Altare Maggiore in una cassa di legno e vi restò fino al 1598, anno in cui Fra Bonaventura D'Aragona, Catanzarese, Provinciale, lo fece trasportare in sacrestia.
Successivamente, quando fu abbandonato il monastero, i preziosi resti vennero tumulati sotto il pavimento della chiesa della Romania.
Nel Convento vissero e morirono i Beati Padre Giunipiero del Campo e Padre Michele da Castrovillari. Nella chiesa del convento furono adunati quattro capitoli provinciali:
1537 - fu eletto P. Brasi da Seminara 1547 - fu eletto P. Pietro Sorrentino da Moladi 1584 - fu eletto P. Francesco Bulli da Filandari 1601 - fu eletto P. Domenico Chiaravalletti da Castelvetere.
Il Vescovo Franco così scriveva del Convento: « Coenobium (in filocastri) etiam est patrum cappuccinorum qui morum probitate, regulari disciplina, candorem praeseferunt ».
« (In Filocastro) pure il cenobio (monastero) appartiene ai padri cappuccini, i quali per la integrità dei costumi, secondo il giusto insegnamento, dimostrano semplicità ».
Il convento fu abbandonato nel 1780 per mancanza di sicurezza dei fabbricati, e, i monaci si trasferirono nel nuovo convento di Rombiolo.


I locali furono distrutti completamente dal terremoto del 1783.
CHIESA DI GESÙ' E MARIA - Eretta nel 1647 - Esistente.
CHIESA DI MARIA SANTISSIMA DELLA ROMANIA.
Edificata sul luogo dove tante volte era stata vista in sogno la Madonna della Romania, che viene festeggiata l'8 settembre di ogni anno. La chiesa fu consacrata l'8 maggio 1747 dal Vescovo di Nicotera Francesco Franco.
Fu migliorata dagli arcipreti Michelangelo Corso e Giuseppe Barletta.
È l'attuale Chiesa Matrice,
CHIESA DI SAN LEONARDO - Eretta nel 1530 a cura dell'abate Leonardo Braghe - Distrutta.
CHIESA DI SAN SEBASTIANO - Eretta a cura del sacerdote Luca Tropea nel 1580 - Distrutta.
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA - Eretta nel 1625 a cura diGirolamo Cuppari -Distrutta.
CHIESA DI SANTA CATERINA - Eretta nel 1682 - Distrutta.
CHIESA DI SAN GIOVANNI - Distrutta.
Nel XVIII secolo il paese era tenuto in grande considerazione dalla gerarchla ecclesiastica di Nicotera, sede di Vescovato, essendo Motta luogo principale della Diocesi. Importanti incarichi vennero dati a sacerdoti mottesi in seno al capitolo:
il sac. Leonardo Godano fu nominato arcidiacono; i sacerdoti Vespasiano Prenestino e Giuseppe Corso ebbero l'incarico del Vicariato e il sac. Alberto Pupa il canonicato. Il francescano Padre Francesco Antonio Potino, nato a Motta il 15 maggio 1696, ricoprì la carica di Ministro Provinciale dell'Ordine.
Motta fu sede di Protopapa e per volontà del Vescovo Mansi, proclamato il 7 ottobre 1703, fu scelta come sede d'incontro dei sacerdoti della Diocesi, che si riunivano dopo il vespro quando dovevano discutere casi morali.
Anche nelle vicinanze di Motta sorsero piccole chiese che le comunità contadine frequentavano nelle feste importanti: la chiesa del Monte Santa Croce e la Chiesola, tuttora esistenti.
La chiesa di monte Santa Croce è ubicata sulla cima di un colle, nel luogo dove anticamente venne trovata una croce e dei ruderi sacri.
Il tempietto è meta il 3 di maggio di ogni anno di una processione che parte dalla Chiesa Matrice.
Alla Messa che colà si celebra partecipano tutti i contadini che abitano nella zona.

(Tratto dal libro "MOTTA FILOCASTRO" di Giuseppe Ingegneri)
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