"Perchè vuoi andare giù? - m'hanno chiesto - Stai attento al portafoglio! Il Sud è una terra povera". Ora sono tornato e il mio passo è pesante. Zoppico lentamente, con sforzo, con spalle afflosciate. Dentro il mio sacco c'è il profumo d'una collina di rosmarino selvatico mentre asini banchettavano su un campo di margherite senza macchine e quei motorino dannati, distratti soltanto dal vento e dalle onde blu. Dentro c'è il gusto di petali di rosa in un liquore rosato in un bar barocco in una città dimenticata. Dimenticata dall'Italia ma non da me. C'è il libro, regalato da un anziano sconosciuto, benchè lui l'abbia appena comprato pensando che a me serva di più. Ci sono tremila lire di più perchè durante la colazione un altro m'ha detto: "Sei americano? Assaggia questo cannolo che ho ordinato ora! Dai mangialo tutto!", mentre ancora un altro pagava il mio cappuccino e se ne andava furtivamente. Ci sono quei baci donati alle mie guance dal nonno di qualcuno, non so di chi, perchè apprezzavamo la stessa scultura. | | C'è la poesia che non mi lascerà mai. L'alba della Sila, i cavi sotto Napoli, le nozze di Erice. Il flusso dei dialetti. Non riuscivo a capire tutte le parole, ma il senso e la musica rimarranno con me per sempre. Ci sono ventiquattro indirizzi di due dozzine di nuovi amici che ho incontrato per caso perchè ho perso un treno. La prima volta facendo autostop l'autista che m'ha salvato m'ha portato a pranzo, un pranzo lungo tutto il giorno con ventitrè dei suoi amici vicinissimi. Ora miei amici vicinissimi. C'è la bottiglia di vetro, piena di un litro di sole giallissimo sotto forma dei migliori limoni di tutto il mondo. Tutti lo sanno. Grazie. Il limoncello come quel paese: dolce, forte e un pò acido. Il regalo più leggero di tutti. Offerto da qualcuno a cui piaceva la mia poesia. ma non era la mia poesia. Era la loro. La vivono ogni giorno. Il mio passo è pesante perchè porto questo saccone sulle mie spalle, un sacco pieno di tesori nuovi ma antichi. Si, ho visto il Meridione. Ho visto questa terra povera. Ed io sono un terrone. |